mercoledì 15 febbraio 2012

La malattia autoimmune del neoliberismo finanziario globalizzato e la rabbia dei poveri

La malattia autoimmune del neoliberismo finanziario globalizzato e la rabbia dei poveri

di Piero Di Giorgi

La maggior parte degli italiani, anche se una maggioranza risicata, ha ancora oggi fiducia che il governo Monti ci farà uscire dalla crisi. Il mio modesto parere, invece, è che ci troviamo soltanto di fronte a una tregua. E ciò per due motivi: il primo perché la crisi è sistemica e perciò strutturale e quindi non curabile all’interno dello stesso modo di produzione; il secondo perché i rimedi che vengono perseguiti e messi in atto sono peggiori del male e cioè sono politiche non “salva Italia” ma “ammazza popolo”, che riducono i salari, gli stipendi, le pensioni e l’occupazione e quindi producono recessione e disoccupazione. S’impongono sempre più sacrifici senza escludere l’ipotesi del fallimento come sta avvenendo in Grecia, dove stanno strozzando un popolo. E quel che è più grave è che non si determini, come una valanga impetuosa, una grande protesta di popolo e di solidarietà coi greci, almeno a livello europeo. Cosa fanno i sindacati europei? Sembra che non traggano ammonimento dal famoso passo di Bertolt Brecht: Prima sono venuti a prendere gli zingari e io ho taciuto, poi sono venuti a prendere gli omosessuali e io…. E così via.

La verità è che, dopo la caduta del muro e delle ideologie, è rimasta un’unica ideologia, quella del neoliberismo finanziario globalizzato. E’ finito quel compromesso tra capitale e lavoro, tra capitale e democrazia, che, grazie alle centenarie lotte del movimento operaio, garantiva una certa redistribuzione della ricchezza, un sistema di sicurezza sociale, una dialettica democratica.

Oggi ci troviamo di fronte a un attacco di classe tra i più violenti della storia della modernità, frutto dell’ingordigia e dell’avidità del gruppo sempre più ristretto dei ricchi. Un’ingordigia, un’albagia e un’avidità che ha prodotto un crollo della ragione tale da determinare una sorta di malattia autoimmune del capitalismo che divora se stesso. Il nuovo capitalismo finanziario ha chiesto detrazioni e incentivi fiscali per investire, riduzioni di salari per reggere la competitività, ma ha scelto la via del guadagno finanziario facile, anziché quella degli investimenti. Perciò, l’economia reale è sempre più in crisi. Per una fase, lor signori gli speculatori hanno tenuto il malato in coma farmacologico, attraverso cartolarizzazioni e derivati, che hanno rapinato amministrazioni ed enti pubblici e hanno messo sul lastrico piccoli risparmiatori. Poi, i governi sono intervenuti a salvare le banche, le quali, a loro volta non prestano i soldi né ai privati né alle imprese. Le disuguaglianze hanno raggiunto un livello tale che, prima la classe operaia e poi il ceto medio sono stati ridotti allo stremo e non riescono neppure a soddisfare le loro esigenze primarie. Allora chi deve comprare le merci che vengono ancora prodotte? Per una fase lor signori non si sono preoccupati più di tanto perché pensavano che comunque ci sarebbe stato il grande mercato del BRIC (Brasile, Russia, India, Cina), ma non hanno fatto i conti con la grande espansione delle esportazioni della Cina, con la crisi incipiente del Brasile e con i conflitti interni alla Russia ecc.

Di conseguenza, la crisi la si fa pagare sempre ai soliti lavoratori a reddito fisso e ai pensionati, anche perché è più facile. E’ una semplice operazione ragionieristica. Basta applicare un’aliquota sugli stipendi, i salari e le pensioni. Lo fanno anche la regione Sicilia, i comuni, le province. La Regione, in particolare, non utilizza i fondi europei per creare infrastrutture (strade, ferrovie, beni culturali, messa in sicurezza delle coste ecc.), assume, per clientela politica, nuovi lavoratori, ingrossando pletoricamente gli organici, paga i suoi dipendenti lautamente, compie sperperi di ogni genere, e poi come colma i suoi deficit? Aumentando l’addizionale IRPEF su stipendi, salari e pensioni.

Lo ripeto, ci troviamo di fronte a un attacco classista senza precedenti, ma anche di fronte a un capitalismo che divora se stesso. Cosa credete che ci sia dietro l’art. 18 se non l’attacco classista concentrico da parte delle organizzazioni internazionali con FMI ( Fondo monetario internazionale) e Banca Mondiale in primo piano e fino alla burocrazia-tecnocrazia europea? La mano è unica e non è “la mano invisibile dello Stato”tanto cara ai neoliberisti, ma il grande capitale finanziario, che siede nella direzione degli organismi internazionali oltre che nei consigli d’amministrazione delle grandi multinazionali e delle banche; che possiede anche i grandi giornali e mezzi di comunicazione attraverso i quali diffonde l’ideologia del pensiero unico, che, da una parte ispira o detta le solite ricette pesanti che fanno pagare ai popoli le loro speculazioni, dall’altra, delegittima la politica attraverso l’ideologia dell’antipolitica, che trova facile varco anche per i comportamenti per nulla esaltanti che offrono i partiti. La democrazia è stata imbracata. L’Europa non ha un Parlamento che prende le decisioni, non ha un governo, una politica estera ed economica unitaria. Le decisioni vengono prese dalle tecnocrazie europee, in connessione con il FMI e la Banca mondiale e quando si discute di rimedi per uscire dalla crisi, questi non nascono da decisioni prese dalla politica, per dare regole ai mercati e tassare le speculazioni. Anzi, per ogni nuovo colpo che vogliono assestare ai lavoratori a reddito fisso e ai pensionati (blocco dei salari e delle pensioni, art. 18 e licenziamenti, tasse e addizionali varie) si richiamano alla parola magica “dio mercato”. Ormai è un’ossessione compulsiva: lo chiedono i mercati, bisogna rassicurare i mercati, i mercati non hanno ancora fiducia, sono le litanie che giornalmente ci propinano. Il mercato viene soggettivizzato, personificato, anzi deificato, è il nuovo mantra che, in verità, non è altro che gli speculatori, quelli che rubano il futuro ai giovani, alle donne, ai popoli, insieme alle tre agenzie di rating (Mood’s, Standard § Power, Fitch) che, stilando giudizi e dando pagelle, si sono abbuffate di soldi.

Dov’è la sinistra organizzata in tutto questo? Cosa propone in alternativa alle ricette del pensiero unico? Niente. Gli unici che hanno capito la situazione, sono quelle masse di giovani, donne, lavoratori, studenti, che occupano Wall Street, che, simbolicamente, significa che è lì la causa di ogni male e che è lì che si deve colpire. Basta neutralizzare quell’1% per salvare il 99%.

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