giovedì 14 aprile 2011

La verità è il cibo della mente. Le bugie sono il veleno

piero di giorgi Tra le tante bugie, Berlusconi ha, finalmente, detto la verità: “Al confronto con lui Al Capone è un dilettante”. Non c’è dubbio. La magistratura si trova a fronteggiare un pezzo da novanta, un soggetto con la tendenza a delinquere, con l’aggravante che il re degli imputati è il capo del governo. L’ho ha detto all’assemblea dei cofondatori del PDL insieme a un’altra clamorosa bugia. Infatti, attaccando, per l’ennesima volta, magistrati, costituzione e consulta, ha dichiarato che la condanna a pagare 750 milioni alla CIR per il lodo Mondadori è una rapina a mano armata. I lettori consapevoli sanno, invece, che la vera rapina è stata operata, sottraendo la casa editrice Mondadori a De Benedetti, tramite la corruzione del giudice Metta. Per questo reato, vennero condannati i legali Previti, Pacifico e Acampora e lo stesso giudice Metta, tranne Berlusconi, per prescrizione del reato. Tutto ciò accade nel mentre il Parlamento italiano è stato impegnato a votare le ultime leggi ad personam per il premier, dopo avere votato, facendo ridere il mondo intero, per un presunto conflitto di attribuzioni, sul presupposto che il presidente del consiglio credeva che Ruby rubacuore fosse la nipote di Mubarak. A questo è ridotto, ahimè, il nostro Paese. Mi sovviene il dialogo illuminante di un libro uscito qualche anno fa, dal titolo “L’albero del Barbagianni” di Paolo Erasmo Mangiante, nel quale don Achille, genero del barone Bonfiglio, nobile famiglia sciacchitana, rispondendo all’interlocutore che si lamenta dell’atteggiamento passivo e apatico dei siciliani, dice che il problema non è nella razza ma nella rappresentanza. Tutto ciò che accade -sostiene don Achille- dipende dal fatto che se si fanno votare analfabeti e corrotti, il risultato è di avere quella casta di governanti piuttosto che dei filosofi e saggi come auspicava Platone. Ora, a parte che l’attuale legge elettorale, definita “porcata” dallo stesso suo autore che, quindi, si definisce “porco”, non ci permette di scegliere i nostri candidati, che vengono scelti a tavolino dalle burocrazie di partito, si pone effettivamente un problema, appunto quello della rappresentanza. So già che quanto sto per dire susciterà vivaci polemiche, ma vi prego di rifletterci senza pregiudizi. Dico subito che è lungi da me mettere in discussione un principio basilare della democrazia, cioè il suffragio universale, né tanto meno sostituire il criterio antidemocratico del diritto di voto in base al censo con un altro fondato sull’istruzione. Esiste, comunque un problema di trovare soluzioni adeguate per rendere la democrazia fattuale e sostanziale. Per questo penso che si debba avviare una riflessione. Sento da molto tempo parecchie persone che non sono più disposte ad accettare che il proprio voto valga quanto quello di chi non ha alcuna capacità di scegliere e si fa pilotare dal potere mediatico controllato dal premier o da gruppi di potere in genere. Il voto è un architrave della democrazia, perché decide chi ci deve governare. Però resta un fatto astratto e una vera e propria finzione se poi per i seguenti 5 anni non puoi né controllare né revocare il mandato ai rappresentanti. E già questo fatto postula un ripensamento. Ma occorre, a mio parere, riflettere su un altro fatto. Io penso che l’esercizio della cittadinanza attiva e quindi anche del voto debba essere l’espressione di una consapevolezza politica. Uno non può fare l’avvocato se non ha competenze giuridiche, non può fare il medico senza avere studiato medicina, non può guidare la macchina senza avere fatto un tirocinio e superato un esame per ottenere la patente e si potrebbe continuare. La politica, che decide la nostra vita, è forse meno importante? Non sarebbe, forse, il caso di pensare di stabilire alcuni rimedi, o intervenendo sull’elettorato attivo o su quello passivo o su entrambi? Questa non è una domanda retorica ma è uno stimolo a una riflessione. Credo che vi sia un principio generale, direi consolidato, secondo cui chi ha più informazioni e conoscenze ha una maggiore capacità di discernere e di scegliere. Ora a me pare una mortificazione della democrazia il fatto che il voto di chi non legge i giornali, di chi non esercita mai la cittadinanza attiva, possa poi andare a votare con scienza e coscienza. Nell’antica Grecia, dove vi era la democrazia diretta, decidevano coloro che partecipavano attivamente alle assemblee. Ritengo che se costringessimo i nostri parlamentari a fare, finalmente, una riforma elettorale che prevedesse, a livello locale, regionale e nazionale, delle vere elezioni primarie, cioè con rappresentanti scelti da assemblee di cittadini, dove si discutesse anche di programmi, questa pratica politica democratica, fatta di confronti, dibattiti, discussioni, porterebbe, nel tempo, a una maggiore maturazione della coscienza di tutti, a occupare sempre più lo spazio pubblico e a diffondere sempre più la cittadinanza attiva, con una grande crescita della democrazia. Volendo chiudere con un esempio, penso che in un momento come questo dove si sta facendo strame della democrazia, della costituzione e dei diritti, assemblee cittadine in tutta Italia potrebbero costringere i deputati a dimettersi e andare a nuove elezioni. Cosa che oggi dovrebbero fare i deputati dell’opposizione e il nostro presidente della repubblica sarebbe costretto a sciogliere le Camere. Ma, come ben pensate, non ci pensano neppure lontanamente, così come se si andrà alle elezioni con la stesa legge elettorale, non penseranno neanche a fare scegliere i candidati alle assemblee, magari di iscritti ai partiti. Saranno le oligarchie di partito a scegliere i deputati a tavolino come la volta scorsa.