sabato 5 giugno 2010

La crisi mondiale e l'inettitudine dei governanti

piero di giorgi

Prima, per un lungo periodo, la crisi mondiale è stata negata. Poi, quando la bolla immobiliare e l'enorme quantità di massa finanziaria si è rivelata nella sua reale consistenza di un'immane mucchio di carta nominale senza alcuna relazione con la ricchezza reale, la crisi non si è potuta più nascondere. Si sono salvate una serie di banche d'affari, responsabili delle truffe e delle speculazioni, si è fatto pagare il conto agli ignari cittadini e, dopo un pò si è cominciato a dire che la crisi era ormai superata e che ricominciava la crescita. Ma era ancora una bugia. La crisi non è alle spalle, come vogliono farci credere, per il semplice fatto che si tratta di una crisi strutturale di un modello di sviluppo arrivato al capolinea. Molte banche sono ancora fortemente esposte, c'è in circolazione una massa finanziaria, almeno 5 volte al di sopra del valore dell'economia reale, che si muove, in mano a speculatori di ogni genere e che cerca di colpire gli Stati più deboli, fino a metterli a rischio di default. E' avvenuto in Grecia, ora in Ungheria e può capitare anche a noi. Da diversi mesi, i governanti dei Paesi più ricchi, tutti omologati alla bibbia dell'economia capitalista, al verbo della dittatura del mercato, del PIL e dello sviluppo senza fine, sotto la pressione dei padroni del vapore, non riescono a trovare delle regole comuni per controllare e tassare le banche, nè riescono, in balia ai loro ragionieri, a volare alto e percorrere nuove vie e alternative, fondate su uno sviluppo ecosostenibile, fondato su energie rinnovabili, che coniughi benessere economico e qualità della vita, che superi le spaventose disuguaglianze nel mondo e assicuri giustizia. L'economia, nata all'interno della cultura umanistica, è divenuta un'impostura, che tende a legittimare il potere dei più potenti. Disancorata dalla filosofia, dalla vita degli uomini in carne e ossa, è diventata una tecnica ragionieristica, che fa diventare i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. L'economia ha perso anche ogni contatto con il suo significato semantico (0ikos e nomia) e cioè di regole relative alla gestione e amministrazione della casa, di distribuzione della ricchezza, di rapporto tra uomo e ambiente. Ogni anno viene attribuito un premio Nobel per l'economia. Ma per cosa?, per quali meriti, se l'economia non è riuscita a debellare la povertà nel mondo, ad abbattere le disuguaglianze, a rendere il mondo degno di essere vissuto per miliardi di persone? Tutto ciò avverrà finchè i cittadini del mondo, partendo dal loro territorio, dalla loro città, non dicono basta, non si organizzano, non prendono in mano le sorti della propria vita, non cominciano a cacciare via i loro governanti, professionisti della politica, in ruolo permanente effettivo, per instaurare un potere diffuso, revocabile, controllabile.